Di pomodori quadrati ed altre stranezze

Non ne ho mai visti e neppure assaggiati, ma girava questa notizia dei pomodori modificati, resi quadrati, in Giappone, per poterli meglio imballare nelle scatole. Nella realtà, almeno sinora, di pomodori quadrati, ossia perfettamente cubici, non ne esistono, tutt’al più, sono stati ottenuti degli ibridi aventi forma, grosso modo, cubica ma dagli spigoli molto arrotondati. Quelli che ho trovato in rete, tutti selezionati da ditte sementiere, sono soprattutto destinati all’agroindustria. Invece, grazie ad una amica, una hostess di Air France, ho ricevuto, acquistati al duty free dell’aereoporto di Tokio, le chiesi di mandarmi dei semi dal Giappone, lei di certo non aveva il tempo, tra un volo intercontinentale e l’altro, di recarsi a qualche mercatino o, ancor meno, di cercare uno scambio di semi come ne teniamo tanti, in Europa. E così, mi arrivò, via posta, da Tokio, una busta. Erano piselli, lo si capiva dall’illustrazione sulla busta, il giapponese, non lo leggo, semi di piselli.

Ringraziai la mia amica, le inviai sementi di fiori, tithonie, coltivate da me, con ottimi ed eleganti risultati, e mi accinsi a provare questa novità nipponica. Seminai, così come si seminano tutti i piselli. Ed eccoli, erano dei piccoli dadi, tra il giallino ed il verdastro, non cubici, molto arrotondati, leggermente concavi, un pochino infossati nel centro di ciascuna faccia. Uscirono, col caratteristico dicotiledone dei legumi, quello che ci hanno insegnato a scuola, una fogliolina a destra, uno a sinistra, nell’ovatta, le maestre. Germogliarono e li seguii, apprestai piccole frasche, non uso ed invito a non farlo, le retine di materiale plastico, che poi, che fine faranno? Si arrampicarono, raggiunsero il metro, attesi che maturassero. Ricavai la semente, piselli omogenei, della stessa forma. Non volli assaggiarli. Non mi interessava l’aspetto organolettico, da mangiare avevo i miei. quanto la riproducibilità.

Distribuii ad amici molto bravi, riseminai la stagione seguente. Niente da fare. Nè a me e neppure ai miei amici, vennero. Termine della storia. Sappiamo perché ne abbiamo letto e studiato, che questi ibridi selezionati in maniera tanto artificiale ed artificiosa, hanno come ultimo fine quello di propagare la “specie” ottenuta, molto più importante, per i selezionatori, detenere il brevetto e costringere, implicitamente, chiunque altro, a riacquistare la semente, per riprodurla, anno dopo anno, ancora ed ancora. Tutte le associazioni nel mondo, le reti contadine nelle quali i seedsaver, salvatori di semi, sono parte integrante, in Europa come in America Latina, si battono allo stremo per proteggere le varietà locali proprio perché, oltre a costituire cultura e colture tipiche, sono riproducibili, adattabili, di certo, al cambiamento di suoli e di clima ma, riproducibili. Ogm, organismi geneticamente modificati ed i nuovi, dai nomi più”sexy” resi appettibili al pubblico, i Tea, sono come i piselli quadrati giapponesi: non servono, sono solamente “packaging”, marketing, fumo negli occhi. E questo nostro governo, sì, questo, che ha inserito la parola “sovranità alimentare” nella dicitura del ministero per l’agricoltura, accettando anzi, magnificando le lodi dei “nuovi Ogm” o Tea, tradisce in primis quella definizione. Sovranità alimentare, significa che qualunque contadino non debba assoggettarsi a nessuna realtà esterna al suo campo. Questi nuovi Nbt, Tea , nuovi Ogm sono fumo negli occhi. Sono pomodori quadrati, meglio quelli allungati, a pera, a ciliegino, meglio quelli tondi.

Mio articolo uscito su il Manifesto del 29/6/2023

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